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L'antropomorfo del Roccerè Una possibile interpretazione astronomica  L'antropomorfo del Monte Roccerè (Comune di Roccabruna, Valle Maira, provincia di Cuneo, Piemonte, Italia)
Il Monte Roccerè, sullo spartiacque fra le valli Maira e Varaita, è un sito archeologico di estrema importanza delle Alpi Occidentali, conservando sulle sue rocce le tracce di incisioni rupestri coppellate che si fanno risalire all'Età del Bronzo. Fra le migliaia di coppelle dai disegni misteriosi, ne spicca un gruppo dalle caratteristiche tipicamente umane: l'Antropomorfo del Roccerè, come lo nominò nel 1991 Riccardo Baldi, autore della segnalazione e socio del gruppo Centro Studi di Arte Preistorica di Pinerolo. Da allora numerose sono state le possibili interpretazioni di questa enignatica figura incisa nella roccia. Qui si affronta una nuova possibile ipotesi, promossa dal geologo Enrico Collo, appassionato di mitologia celeste e di osservazione del cielo stellato ad occhio nudo, a seguito di diverse notti trascorse in cima alla montagna del Roccerè nel periodo di ottobre-dicembre 2015, per meglio entrare in simbiosi con l'autore preistorico del "disegno" scolpito sul precipizio rivolto verso sud. Il fatto che incisioni rupestri di migliaia di anni fa abbiano a che fare con rituali sacri, con la scoperta "tecnologica" di un calendario astronomico da utilizzare per gli scopi pratici delle tribù (agricoltura, allevamento, transumanza,...), è una metodologia comunemente utilizzata nei metodi di indagine dell'archeoastronomia. Può dunque essere l'ampia parete rocciosa scolpita, inserendo anche le coppelle all'intorno dell'antropomorfo, una rappresentazione astronomica del cielo stellato? Questa è stata la mia ipotesi di partenza. Cosa poteva voler rappresentare l'eventuale sacerdote-sciamano in questa visione sacra del cielo, ben consapevole del ruolo sacro che in tutte le culture antiche avesse la costellazione del Toro, che fino a 4.000 anni fa indicava il periodo fondamentale dell'equinozio di primavera? Toro-Ariete-Pesci è il percorso tracciato dal Sole all'equinozio negli ultimi 6.000 anni, i cui animali zodiacali venivano (e vengono tuttora) sacrificati all'energia del dio della vita-Sole che quel giorno resuscita nella parte alta del cielo, hanno lasciato testimonianze tangibili nelle simbologie delle più importanti religioni del mondo, preparando oggi la strada verso il passaggio all'apocalisse dell'Acquario, intesa esclusivamente nel termine di "rivelazione dal cielo". La figura dell'antropomorfo non ricorda forse a un primo impatto, a chi ha una minima conoscenza del cielo stellato, la famosa costellazione di Orione, seppure con la grave assenza dell'asterismo della caratteristica "Cintura", formata dalle tre stelle allineate? La posizione delle gambe e delle spalle ricorda invece molto da vicino quella del grande cacciatore celeste, col braccio proteso in avanti tenendo lo scudo con cui combatte contro il Toro. Il Toro e i Gemelli sono chiaramente "disegnati" in fratture naturali della roccia, anche se al loro interno sono evidenti serie di coppelle scolpite; identica situazione per il Cane Maggiore, dove sembra incisa e ricalcata la schiena dell'animale. Le Pleiadi sono curiosamente presenti nella stessa posizione che si osserva in cielo, alle spalle del Toro, in numero di 7. Anche la Lepre, pur non disegnando la forma precisa della costellazione, si trova ai piedi di Orione come evidenziato in cielo. L'Ariete presenta una serie di 4 coppelle invece delle canoniche 3 stelle della costellazione. Il Leone potrebbe dare maggiore conferma - o smentita - andando a rimuovere la cotica erbosa che ricopre la probabile prosecuzione del disegno verso sinistra. Nell'analisi del sito non sono state trovate le costellazioni del Cancro (costituite in ogni caso da stelle molto deboli) e dalla stella Procione del Cane Minore. Ricordiamo però ancora - tornando indietro nel tempo con la precessione degli equinozi - l'importanza di Orione-Ercole-Mitra-Gilgamesh, eroi mitologici che combattendo contro il Toro Celeste ripristinano l'ordine del Cosmo e permettono il rinnovamento del nuovo anno, che in passato era segnato con l'inizio della primavera, simbolo del trionfo della luce del dio Sole sulle tenebre della notte invernale (festa celebrata ancora oggi con la Pasqua). Con questi pensieri, uomo-sciamano moderno in via di trasformazione, trascorrevano le ore della notte e - complice la luce radente della luna - mi sono messo a cercare ogni singola coppella, lasciando al suo interno un semplice panno imbevuto in acqua per non danneggiare in alcun modo il sito archeologico. Terminata l'opera, osservando quanto stava emergendo sulla roccia, un'emozione si faceva sempre più chiara: questa è una vera carta stellare! ...oppure si tratta ancora una volta dell'ennesimo illusorio gioco creato dal cervello che cerca immagini familiari nelle linee della Natura? Senza voler per forza di cose asserire con certezza scientifica questa mia semplice ipotesi, sicuramente suggestiva, vi lascio di seguito una documentazione fotografica di quanto emerso sul Monte Roccerè. In futuro sarà forse il rigore scientifico che potrà avvallare o meno quanto i miei occhi hanno potuto ammirare in quelle notti di un autunno particolarmente tiepido, quando l'oscurità del tempo veniva per un momento attenuata dalla magica luce della luna. |  Il possibile "campo stellare" emerso nelle coppelle del Monte Roccerè |  Simulazione del "campo stellare" analogo alle coppelle intorno all'antropomorfo (software Stellarium)
|  Possibile interpretazione astronomica delle coppelle |  Posizione dell'antropomorfo rispetto alla stella polare a nord, per evidenziare il suo effettivo orientamento verso sud. |  Fotografia a 180° del cielo verso sud a inizio marzo 2016, poco dopo il tramonto. | |  Confronto sopra(cielo)-sotto(terra) nell'ipotesi astronomica proposta. | Attualmente le stelle indicate dalla mia interpretazione, con Orione al centro della rappresentazione celeste, sono le protagoniste del cielo invernale. Tornando indietro di alcune migliaia di anni, a causa della precessione degli equinozi, le stesse stelle si osservavano nel cielo autunnale, nel periodo dell'equinozio di autunno. A poche decine di metri dall'antropomorfo, poco sopra, si trova la Tavola Altare, un promontorio roccioso a picco sul precipizio, dove si pensa potessero essere celebrati riti sacrificali di animali in occasione degli equinozi. Su questo altare si trova un'incisione rivolta esattamente a est, con un incavo che le conferisce la forma di una freccia o di una vulva (secondo le recenti interpretazioni del presidente dell'Associazione Amici del Roccerè, Walter Isoardi). Il suo orientamento ad est con il sorgere del sole all'equinozio è già stato verificato da Walter all'alba dell'equinozio dell'autunno 2015. Per verificare con maggiore precisione l'orientamento dell'incisione sul masso altare, al posto del Sole che ha un diametro angolare piuttosto ampio, ho voluto utilizzare la posizione di Giove che ha invece una dimensione puntuale ancora più precisa, approfittando della sua attuale posizione prossima al punto equinoziale autunnale (zona posteriore della costellazione del Leone). Con pazienza ho atteso l'alba di Giove, che il 30 novembre 2015 cadeva all'1 di notte in posizione spostata di pochi gradi verso nord-est; all'1.33 Giove, salito in cielo, si trovava praticamente sopra l'est, come si può verificare col planetario Stellarium. Pur essendo il pianeta ancora leggermente a sinistra dell'est astronomico, direi che la verifica dell'orientamento è decisamente affidabile. |  La posizione di Giove all'1.33 di notte del 30 novembre 2015 conferma con estrema precisione l'orientamento sull'est astronomico dell'incisione con la "vulva" sul Masso Altare del Roccerè. | Assumendo come valida l'interpretazione "sessuale" femminile della coppella ovoidale in primo piano, colpisce sullo stesso masso altare la presenza di una mezzaluna rivolta verso la vetta del Monte Roccerè, in direzione nord. Evidenziando al solito modo questo insieme di incisioni, curiosamente compare la forma di un fallo maschile, compreso del glande che sembra indicare la sommità della montagna. Potrebbe dunque essere confermata l'ipotesi di riti di fertilità collegati al Sole sopra un altare sacro? La teoria sembrerebbe molto suggestiva. |  Il presunto fallo a forma di mezzaluna sul masso altare del Monte Roccerè. |  Il masso-altare (con le due persone sopra) e, sulla destra, l'area dell'antropomorfo. | Conclusioni L'area del Roccerè rappresenta un mistero che giunge fino a noi da un remoto passato di cui mancano ancora datazioni precise e inconfutabili. Le enigmatiche figure coppellate rappresentate su un'area decisamente ampia che coinvolge gran parte dei promontori a precipizio rivolti sempre verso sud, sembrano interrogarci e sfidarci in una possibile loro interpretazione simbolica. Geograficamente sulla dorsale del monte si riconosce un'ampia grotta-riparo a est, almeno un dolmen ad ovest (purtroppo andato distrutto negli ultimi decenni, ma di cui si conservano documentazioni fotografiche), un probabile graffito di un altro antropomorfo con corna da cervide, la possibile presenza di un villaggio di cui a breve descriverò una personale relazione documentaria, un'area sommitale della montagna estremamente panoramica rivolta verso il cielo meridionale, circoscritta da impressionanti precipizi, dove probabilmente si radunavano gli antichi abitanti dell'area per effettuare riti sacri legati al calendario astronomico, come spesso succede in numerose altre aree archeologiche sparse per il mondo. Ritenendo accertato il ruolo sacro del Masso Altare e la presenza di un indicatore equinoziale, a cui si possono forse associare riti di fertilità e di sacrifici (presumibilmente animali), risulta plausibile la rappresentazione sull'ampia spianata rocciosa alla base dell'altare del disegno della volta celeste che dominava in un remoto passato (nell'accettazione dell'ipotesi porterebbe a circa 4.000 anni fa) in corrispondenza delle notti intorno all'equinozio d'autunno. La stessa rappresentazione celeste, con al centro della scena uno dei miti astronomici più antichi della storia dell'umanità, quello del combattimento fra l'Uomo-Cacciatore contro il Toro Celeste. Tale uomo mitologico riporta alle figure che nel tempo hanno rappresentato Gilgamesh-Ercole-Mitra-Orione, personaggi che nelle civiltà antiche simboleggiavano il sacrificio del Toro sacro al dio-Sole, il quale all'equinozio di primavera soggiornava proprio all'interno delle stelle della costellazione zodiacale del Toro. Il combattimento e il sacrificio del Toro, ancora vivo nel rito della corrida, serviva a propiziare la resurrezione del Sole nella parte alta del cielo nel giorno in cui superava l'equatore celeste, con il trionfo delle ore di luce sulle ore delle tenebre (l'inverso avveniva all'equinozio di autunno, con l'invocazione di un medesimo eroe che potesse sopravvivere in un viaggio nel mondo delle tenebre, ruolo oggi svolto dalla figura di San Michele Arcangelo, guerriero di Dio nell'equinozio di autunno). Trovare rappresentata una mappa stellare di una così notevole importanza simbolica di entrambi gli equinozi, se confermata, farebbe entrare di diritto il Monte Roccerè fra i siti archeoastronomici di rilevanza mondiale, guadagnandosi una citazione sul ruolo fondamentale della conoscenza astronomica del cielo stellato usato dall'uomo preistorico per scopi calendariali.
|  L'autore della nuova possibile interpretazione dell'antropomorfo del Roccerè Enrico Collo - geologo e appassionato di mitologia celeste contattami su facebook o tramite mail |  Per organizzare visite di gruppo con il geologo e accompagnatore naturalistico Enrico Collo, contattare info@naturaoccitana.it |
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